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giovedì 5 aprile 2012

CON LE ACLI LOMBARDE PER FARE LA COSA GIUSTA - ARTICOLO DI GIOVANNI GARUTI

La lunga stagione della crisi finanziaria d’oltreoceano, spinta in Europa dai venti di una globalizzazione selvaggia che sta generando ingiustizie planetarie, ha sconvolto il sistema economico e sociale, con conseguenze sui livelli occupazionali e sulle speranze di futuro delle nuove generazioni.
C’è quindi la necessità di coinvolgere i lavoratori e i cittadini in una azione di resistenza e di elaborazione di proposte condivise, per affrontare l’emergenza con una diffusa partecipazione al dibattito sulle scelte per rilanciare uno sviluppo fondato sulla centralità dei diritti delle persone alla giustizia sociale.
Le grandi migrazioni dei popoli verso le aree più industrializzate del pianeta, hanno investito anche l’Italia con un flusso crescente di sbarchi e di ingressi dalle frontiere, che devono essere fronteggiati con la disponibilità al dialogo e all’accoglienza fraterna.
Nell’attuale situazione congiunturale, si colloca la riflessione congressuale delle Acli sull’economia civile, sulla creatività del sociale, sulla centralità del lavoro, sul bene comune, per la difesa della democrazia, sulla spinta della sua vocazione internazionale e dell’impegno per la promozione e la difesa dei diritti di cittadinanza.

Nella cornice della Fiera di Milano, che ospitava la manifestazione nazionale del “consumo critico e degli stili di vita sostenibili”, le Acli lombarde hanno affrontato l’obiettivo congressuale di “rigenerare comunità per ricostruire il Paese”, con un dialogo intenso con le istituzioni, i sindacati e le forze sociali, nella prospettiva di una uscita solidale dalla spirale della crisi.
Si deve saper leggere il territorio e la società, per diventare interlocutori delle istituzioni, rigenerare il sistema dei partiti, favorire la coesione sociale, promuovere la cultura, risvegliare le coscienze, aprire spazi di partecipazione, formare i cittadini, vivere la sussidiarietà, rilanciare la speranza.
Gli interventi di Baseotto della Cgil e di Petteni della Cisl, dell’Arci e dell’Auser, di Legambiente e della Confcoperative, del Terzo settore e dell’assessore Granelli, delle Acli pugliesi, hanno evidenziato la crisi del lavoro e della politica, con l’esigenza di costruire relazioni fra le persone, le realtà sociali e le istituzioni, per riscoprire valori e principi condivisi.
Sulla spinta delle sollecitazioni degli invitati al Congresso, la relazione di Armelloni ha sviluppato i temi della democrazia, dell’economia e dello sviluppo, da fondare sulla centralità delle persone, sul bene comune, sulla fraternità e sul discernimento comunitario, sull’azione volontaria, sulla partecipazione attiva e sulla solidarietà.
C’è da stimolare una rinnovata creatività associativa dei Circoli per la promozione sociale, fra fede e cultura, in autonomia di pensiero, per la convivenza nella giustizia, in dialogo con le realtà sociali del territorio, nella dimensione della cittadinanza europea e dell’apertura alla società multietnica che si sta delineando nel trapasso d’epoca.
Il dramma del “lavoro che non c’è” e dello stillicidio delle delocalizzazioni, della chiusura delle aziende, della mobilità e dei licenziamenti, non può essere affrontato dal Governo con scelte discutibili sulle pensioni e sul mercato del lavoro, senza il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e delle forze sociali che rappresentano i diritti dei lavoratori.
Nell’intervallo dei lavori congressuali, la visita agli stand delle Acli e della Fiera “fa’ la cosa giusta”, ha consentito di verificare dal vivo la creatività del popolo dell’ economia sociale che sta sperimentando l’efficacia della partecipazione e della solidarietà, con la creazione di cooperative e imprese per la valorizzazione delle risorse umane, senza esclusioni e discriminazioni.
Un sociale che si organizza a mosaico e in rete, per fronteggiare una crisi senza confini, che rischia di generare squarci nel tessuto sociale, è un patrimonio da valorizzare nel dialogo per la rifondazione della politica e per la riscoperta del ruolo delle istituzioni al servizio dei diritti di cittadinanza.
Il convegno sui “diritti dei popoli”, con riferimento alla Carta di Algeri del 1976 e all’Expo 2015, ha allargato lo sguardo all’orizzonte mondiale , con interventi di Olivero, don Ciotti, Tognoni, Pepino e Guzzetti, che hanno affrontato le questioni dei movimenti di liberazione e del neocolonialismo, del diritto alla salute e alla vita, dei respingimenti delle imbarcazioni dei profughi, degli annegamenti nel “cimitero” del Mediterraneo, dell’accoglienza dei migranti.
C’è un impoverimento della speranza che favorisce la diffusione e il reclutamento delle mafie che avvolgono ormai il territorio nazionale, mentre sono necessarie le politiche sociali per dare lavoro ai giovani, sostenere le famiglie, alimentare la convivenza democratica, vivere l’etica nella quotidianità.
Le Acli che partono dalla realtà dei Circoli di quartiere, per proiettarsi oltre le province e le regioni, nello spazio europeo e internazionale, con una presenza diffusa nelle diverse nazioni europee e in altri continenti, hanno la disponibilità all’accoglienza e alla condivisione con i popoli migranti alla ricerca di nuove opportunità di lavoro e di futuro per le loro famiglie.
Il riferimento all’insegnamento sociale della Chiesa e all’eredità del cattolicesimo sociale e democratico, è emerso negli interventi nel dibattito dei delegati, dei Presidenti provinciali e dei responsabili dei vari “mestieri” delle Acli, in un avvicendarsi di testimonianze sulle pratiche sociali e sui servizi svolti, oltre la supplenza e la delega, per fronteggiare emergenze e bisogni di assistenza e tutela.
Se non è sufficiente operare nel sociale per cambiare il mondo , è però evidente che senza il superamento dell’individualismo, degli egoismi, della solitudine e dell’emarginazione, la società atomizzata e senza solidarietà, non potrebbe sopravvivere alle sfide della globalizzazione.
L’appuntamento congressuale delle Acli a Roma sulla comunità, in attesa dell’incontro mondiale di Milano sulla famiglia e il lavoro, si intreccia con l’attività quotidiana del movimento aclista che si sta impegnando contro lo smantellamento del sistema del welfare e la liberalizzazione del mercato del lavoro, per rilanciare la centralità e la dignità delle persone nei processi produttivi e nelle scelte legislative e amministrative.
Stare nel sociale, è una vocazione delle Acli delle origini, che rimane di attualità nella transizione epocale verso un futuro da costruire insieme con i lavoratori, i cittadini e gli immigrati, in collaborazione con la comunità cristiana, le forze sociali e le istituzioni, alla ricerca del bene comune.


Giovanni Garuti

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