C’è quindi la
necessità di coinvolgere i lavoratori e i cittadini in una azione di
resistenza e di elaborazione di proposte condivise, per affrontare
l’emergenza con una diffusa partecipazione al dibattito sulle
scelte per rilanciare uno sviluppo fondato sulla centralità dei
diritti delle persone alla giustizia sociale.
Le grandi migrazioni dei
popoli verso le aree più industrializzate del pianeta, hanno
investito anche l’Italia con un flusso crescente di sbarchi e di
ingressi dalle frontiere, che devono essere fronteggiati con la
disponibilità al dialogo e all’accoglienza fraterna.
Nell’attuale situazione
congiunturale, si colloca la riflessione congressuale delle Acli
sull’economia civile, sulla creatività del sociale, sulla
centralità del lavoro, sul bene comune, per la difesa della
democrazia, sulla spinta della sua vocazione internazionale e
dell’impegno per la promozione e la difesa dei diritti di
cittadinanza.
Nella cornice della Fiera
di Milano, che ospitava la manifestazione nazionale del “consumo
critico e degli stili di vita sostenibili”, le Acli lombarde hanno
affrontato l’obiettivo congressuale di “rigenerare comunità per
ricostruire il Paese”, con un dialogo intenso con le istituzioni, i
sindacati e le forze sociali, nella prospettiva di una uscita
solidale dalla spirale della crisi.
Si deve saper leggere il
territorio e la società, per diventare interlocutori delle
istituzioni, rigenerare il sistema dei partiti, favorire la coesione
sociale, promuovere la cultura, risvegliare le coscienze, aprire
spazi di partecipazione, formare i cittadini, vivere la
sussidiarietà, rilanciare la speranza.
Gli interventi di
Baseotto della Cgil e di Petteni della Cisl, dell’Arci e
dell’Auser, di Legambiente e della Confcoperative, del Terzo
settore e dell’assessore Granelli, delle Acli pugliesi, hanno
evidenziato la crisi del lavoro e della politica, con l’esigenza di
costruire relazioni fra le persone, le realtà sociali e le
istituzioni, per riscoprire valori e principi condivisi.
Sulla spinta delle
sollecitazioni degli invitati al Congresso, la relazione di Armelloni
ha sviluppato i temi della democrazia, dell’economia e dello
sviluppo, da fondare sulla centralità delle persone, sul bene
comune, sulla fraternità e sul discernimento comunitario,
sull’azione volontaria, sulla partecipazione attiva e sulla
solidarietà.
C’è da stimolare una
rinnovata creatività associativa dei Circoli per la promozione
sociale, fra fede e cultura, in autonomia di pensiero, per la
convivenza nella giustizia, in dialogo con le realtà sociali del
territorio, nella dimensione della cittadinanza europea e
dell’apertura alla società multietnica che si sta delineando nel
trapasso d’epoca.
Il dramma del “lavoro
che non c’è” e dello stillicidio delle delocalizzazioni, della
chiusura delle aziende, della mobilità e dei licenziamenti, non può
essere affrontato dal Governo con scelte discutibili sulle pensioni e
sul mercato del lavoro, senza il coinvolgimento delle organizzazioni
sindacali e delle forze sociali che rappresentano i diritti dei
lavoratori.
Nell’intervallo dei
lavori congressuali, la visita agli stand delle Acli e della Fiera
“fa’ la cosa giusta”, ha consentito di verificare dal vivo la
creatività del popolo dell’ economia sociale che sta sperimentando
l’efficacia della partecipazione e della solidarietà, con la
creazione di cooperative e imprese per la valorizzazione delle
risorse umane, senza esclusioni e discriminazioni.
Un sociale che si
organizza a mosaico e in rete, per fronteggiare una crisi senza
confini, che rischia di generare squarci nel tessuto sociale, è un
patrimonio da valorizzare nel dialogo per la rifondazione della
politica e per la riscoperta del ruolo delle istituzioni al servizio
dei diritti di cittadinanza.
Il convegno sui “diritti
dei popoli”, con riferimento alla Carta di Algeri del 1976 e
all’Expo 2015, ha allargato lo sguardo all’orizzonte mondiale ,
con interventi di Olivero, don Ciotti, Tognoni, Pepino e Guzzetti,
che hanno affrontato le questioni dei movimenti di liberazione e del
neocolonialismo, del diritto alla salute e alla vita, dei
respingimenti delle imbarcazioni dei profughi, degli annegamenti nel
“cimitero” del Mediterraneo, dell’accoglienza dei migranti.
C’è un impoverimento
della speranza che favorisce la diffusione e il reclutamento delle
mafie che avvolgono ormai il territorio nazionale, mentre sono
necessarie le politiche sociali per dare lavoro ai giovani, sostenere
le famiglie, alimentare la convivenza democratica, vivere l’etica
nella quotidianità.
Le Acli che partono dalla
realtà dei Circoli di quartiere, per proiettarsi oltre le province e
le regioni, nello spazio europeo e internazionale, con una presenza
diffusa nelle diverse nazioni europee e in altri continenti, hanno la
disponibilità all’accoglienza e alla condivisione con i popoli
migranti alla ricerca di nuove opportunità di lavoro e di futuro per
le loro famiglie.
Il riferimento
all’insegnamento sociale della Chiesa e all’eredità del
cattolicesimo sociale e democratico, è emerso negli interventi nel
dibattito dei delegati, dei Presidenti provinciali e dei
responsabili dei vari “mestieri” delle Acli, in un avvicendarsi
di testimonianze sulle pratiche sociali e sui servizi svolti, oltre
la supplenza e la delega, per fronteggiare emergenze e bisogni di
assistenza e tutela.
Se non è sufficiente
operare nel sociale per cambiare il mondo , è però evidente che
senza il superamento dell’individualismo, degli egoismi, della
solitudine e dell’emarginazione, la società atomizzata e senza
solidarietà, non potrebbe sopravvivere alle sfide della
globalizzazione.
L’appuntamento
congressuale delle Acli a Roma sulla comunità, in attesa
dell’incontro mondiale di Milano sulla famiglia e il lavoro, si
intreccia con l’attività quotidiana del movimento aclista che si
sta impegnando contro lo smantellamento del sistema del welfare e la
liberalizzazione del mercato del lavoro, per rilanciare la centralità
e la dignità delle persone nei processi produttivi e nelle scelte
legislative e amministrative.
Stare nel sociale, è una
vocazione delle Acli delle origini, che rimane di attualità nella
transizione epocale verso un futuro da costruire insieme con i
lavoratori, i cittadini e gli immigrati, in collaborazione con la
comunità cristiana, le forze sociali e le istituzioni, alla ricerca
del bene comune.
Giovanni Garuti

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