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lunedì 2 aprile 2012

DOCUMENTI CONCLUSIVI CONGRESSO: ORDINE DEL GIORNO SUI LAVORATORI FRONTALIERI


Milano, 30-31 marzo 2012
XII Congresso regionale ACLI Lombardia
Ordine del giorno sui lavoratori frontalieri


Il XII Congresso Regionale delle ACLI Lombarde è chiamato a riconfermare l’impegno delle ACLI nella rappresentanza, tutela e assistenza degli oltre 50.000 lavoratori residenti in Lombardia che lavorano come frontalieri in Svizzera (Ticino e Grigioni) sul totale di 54.000 frontalieri italiani.

Questa nostra scelta si colloca nel solco fecondo che il compianto Giancarlo Pedroncelli, Responsabile ACLI Frontalieri per oltre 50 anni, recentemente scomparso, ha tracciato, lasciando un segno nella storia delle ACLI di confine e di questi lavoratori.

Oggi, questo fenomeno migratorio verso la Svizzera, ha assunto caratteristiche nuove e dimensioni socio-economiche ancor più significative: dei circa 258.000 frontalieri dei Paesi UE in Svizzera, 54.000 sono italiani, con un incremento di oltre l’11% nell’ultimo anno. In Ticino, più di un lavoratore su 4 è frontaliero: è evidente che l’economia svizzera, e ticinese in particolare, non può fare a meno dei frontalieri e che anche l’economia delle nostre zone di confine vive una pericolosa dipendenza occupazionale dal lavoro oltrefrontiera. Occorre riflettere ed agire di conseguenza a tutti i livelli, favorendo azioni in grado di integrare le economie di confine, sollecitare la corresponsabilità sociale e riconoscere al lavoro transfrontaliero il giusto valore umano ed economico.

E’ evidente che una presenza così massiccia di frontalieri crea anche tensioni nel mercato del lavoro ticinese, con un vissuto di concorrenza fra lavoratori residenti in Svizzera e frontalieri con i noti rischi di dumping salariale. Aldilà delle strumentalizzazioni demagogiche messe in atto dalla Lega Ticinese, ma anche da altri partiti, la questione esiste, è strutturale e come tale va affrontata. La strada maestra è l’introduzione di minimi salariali per tutte le categorie di occupati in Ticino, con il sostegno convinto e solidale all’azione dei Sindacati Svizzeri oppure, in alternativa, auspicare il ricorso a leggi cantonali che fissino il minimo salariale, come recentemente approvato dal popolo del Canton Neuchatel.

Le questioni fiscali legate al frontalierato sono serie e complesse anche se ha ottenuto una sommaria ribalta mediatica solo il ricatto Lega - Ticino del blocco della metà dei ristorni fiscali stabiliti dagli accordi bilaterali. E’ vergognoso rilevare che solo pochissime voci libere si sono levate a denunciare l’uso strumentale dei ristorni fatto sulla pelle dei frontalieri e dei Comuni di Confine italiani. E’ palese e inaccettabile che vengano “usati” i frontalieri per difendere un anacronistico e ingiusto “segreto bancario” che crea privilegi per gli evasori fiscali e i loro capitali fuggiaschi, grigi o neri.
Di ben altro peso è la questione del riequilibrio dei ristorni a favore dell’Italia: non è accettabile una riduzione dell’attuale quota del 38,8%, semmai occorre ottenere un consistente aumento della quota e valutare modalità di riequilibrio del trattamento fiscale applicato ai frontalieri residenti oltre i 20 Km dal confine.
La Svizzera privilegia la stipula di accordi bilaterali con i singoli Paesi UE; siamo contrari, nell’interesse dell’Italia, a questa strategia soprattutto in materie pesanti come la fiscalità dei cittadini, delle imprese e dei capitali. E‘ invece determinante e cruciale una linea comune e solidale dell’Unione Europea.

Auspicando una sollecita approvazione da parte del Parlamento Italiano della una nuova Legge sui trattamenti di disoccupazione ai frontalieri licenziati, già approvata al Senato, occorre guardare oltre a questa fase-ponte. Un orizzonte sociale equo e l’ottica di integrazione transfrontaliera deve portare ad accordi fra l’Unione Europea e Svizzera che prevedano prestazioni in caso di disoccupazione a carico del Paese che ha beneficiato del frutto del lavoro del lavoratore frontaliero licenziato non solo per quanto riguarda la corresponsione dell’indennità di disoccupazione, ma anche azioni positive per il ricollocamento e la riqualificazione professionale che ancor oggi sono destinate ai soli residenti in Svizzera.

Le ACLI tutte, riconfermano un rinnovato impegno a favore dei frontalieri anche con lo sviluppo dell’attività e delle presenze dei propri Servizi Sociali (Patronato e CAF, innanzitutto) e la consolidata collaborazione con le ACLI in Svizzera, configurando così una concreta esperienza associativa solidale e transfrontaliera.


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