Milano,
30-31 marzo 2012
XII
Congresso regionale ACLI Lombardia
Ordine
del giorno sui lavoratori frontalieri
Il
XII Congresso Regionale delle ACLI Lombarde è chiamato a
riconfermare l’impegno
delle ACLI nella
rappresentanza, tutela e assistenza degli oltre 50.000 lavoratori
residenti in Lombardia che lavorano come frontalieri
in Svizzera
(Ticino e Grigioni) sul totale di 54.000 frontalieri italiani.
Questa
nostra scelta si colloca nel solco fecondo che il compianto
Giancarlo Pedroncelli,
Responsabile ACLI Frontalieri per oltre 50 anni, recentemente
scomparso, ha tracciato, lasciando un segno nella storia delle ACLI
di confine e di questi lavoratori.
Oggi,
questo
fenomeno migratorio
verso la Svizzera, ha assunto caratteristiche nuove e dimensioni
socio-economiche ancor più significative: dei circa 258.000
frontalieri dei Paesi UE in Svizzera, 54.000 sono italiani, con un
incremento di oltre l’11% nell’ultimo anno. In Ticino, più di
un lavoratore su 4 è frontaliero: è evidente che l’economia
svizzera, e ticinese in particolare, non può fare a meno dei
frontalieri e che anche l’economia delle nostre zone di confine
vive una pericolosa dipendenza occupazionale dal lavoro
oltrefrontiera. Occorre riflettere ed agire di conseguenza a tutti i
livelli, favorendo azioni in grado di integrare le economie di
confine, sollecitare la corresponsabilità sociale e riconoscere al
lavoro transfrontaliero il giusto valore umano ed economico.
E’
evidente che una presenza così massiccia di frontalieri crea anche
tensioni
nel mercato del lavoro ticinese,
con un vissuto di concorrenza fra lavoratori residenti in Svizzera e
frontalieri con i noti rischi di dumping salariale. Aldilà delle
strumentalizzazioni demagogiche messe in atto dalla Lega Ticinese, ma
anche da altri partiti, la questione esiste, è strutturale e come
tale va affrontata. La strada maestra è l’introduzione di minimi
salariali per tutte le categorie di occupati in Ticino, con il
sostegno convinto e solidale all’azione dei Sindacati Svizzeri
oppure, in alternativa, auspicare il ricorso a leggi cantonali che
fissino il minimo salariale, come recentemente approvato dal popolo
del Canton Neuchatel.
Le
questioni
fiscali
legate al frontalierato sono serie e complesse anche se ha ottenuto
una sommaria ribalta mediatica solo il ricatto Lega - Ticino del
blocco della metà dei ristorni fiscali stabiliti dagli accordi
bilaterali. E’ vergognoso rilevare che solo pochissime voci libere
si sono levate a denunciare l’uso strumentale dei ristorni fatto
sulla pelle dei frontalieri e dei Comuni di Confine italiani. E’
palese e inaccettabile che vengano “usati” i frontalieri per
difendere un anacronistico e ingiusto “segreto bancario” che crea
privilegi per gli evasori fiscali e i loro capitali fuggiaschi, grigi
o neri.
Di
ben altro peso è la questione del riequilibrio dei ristorni a favore
dell’Italia: non è accettabile una riduzione dell’attuale quota
del 38,8%, semmai occorre ottenere un consistente aumento della
quota e valutare modalità di riequilibrio del trattamento fiscale
applicato ai frontalieri residenti oltre i 20 Km dal confine.
La
Svizzera privilegia la stipula di accordi bilaterali con i singoli
Paesi UE; siamo contrari, nell’interesse dell’Italia, a questa
strategia soprattutto in materie pesanti come la fiscalità dei
cittadini, delle imprese e dei capitali. E‘ invece determinante e
cruciale una linea comune e solidale dell’Unione Europea.
Auspicando
una sollecita approvazione da parte del Parlamento Italiano della una
nuova Legge sui trattamenti
di disoccupazione ai frontalieri
licenziati, già approvata al Senato, occorre guardare oltre a questa
fase-ponte. Un orizzonte sociale equo e l’ottica di integrazione
transfrontaliera deve portare ad accordi fra l’Unione Europea e
Svizzera che prevedano prestazioni in caso di disoccupazione a carico
del Paese che ha beneficiato del frutto del lavoro del lavoratore
frontaliero licenziato non solo per quanto riguarda la corresponsione
dell’indennità di disoccupazione, ma anche azioni positive per il
ricollocamento e la riqualificazione professionale che ancor oggi
sono destinate ai soli residenti in Svizzera.
Le
ACLI tutte, riconfermano un rinnovato impegno a favore dei
frontalieri anche con lo sviluppo dell’attività e delle presenze
dei propri Servizi
Sociali
(Patronato e CAF, innanzitutto) e la consolidata collaborazione con
le ACLI
in Svizzera,
configurando così una concreta esperienza associativa solidale e
transfrontaliera.
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