Milano, 30-31 marzo 2012
XII Congresso regionale ACLI Lombardia
Mozione conclusiva
Il Congresso approva la relazione del Presidente regionale Giambattista Armelloni con gli arricchimenti emersi dal confronto nei Congressi provinciali, dai Documenti preparatori e dagli interventi dei delegati e ripresi in un Documento firmato da alcuni presidenti regionali.
Il Congresso fa proprio il richiamo all’urgenza di una fraternità associativa che nasce dal radicamento nella Parola di Dio, nella sua lettura nell’ottica dei piccoli, declinata nell’orizzonte del magistero conciliare e dell’insegnamento sociale della Chiesa. Sarà nostra cura porre le condizioni perché le persone possano crescere nel discernimento personale e comunitario, formando la coscienza all’esercizio delle virtù personali, sociali e politiche.
Il Congresso interpreta l’accelerazione delle trasformazioni in atto nella società quali sollecitazioni ad aggiornare le modalità di sviluppo associativo, orientandole all’accoglienza, alla partecipazione e alla testimonianza. Con questa consapevolezza il Congresso impegna l’associazione intera a riscoprire le motivazioni valoriali della socialità, della solidarietà e del bene comune quali risorse da porre al centro della formazione e dell’aggiornamento dei dirigenti, degli operatori e dei soci, valorizzando i Servizi e le Imprese a finalità sociale quali opportunità di incontro, ascolto e dialogo con le persone. Particolare impegno dovrà essere posto nell’integrazione tra attività associative e servizi, stimolando fin dal livello di base modalità collaborative e di dialogo tra di essi.
L’insistenza sul Codice etico, per le ACLI, è una responsabilità antropologica e morale che l’ispirazione cristiana impegna ad assolvere con estrema coerenza, applicando i principi a tutti gli aspetti della vita associativa e alle modalità operative. Vi abbiamo insistito in maniera particolare nel cammino di Camaldoli, importante esperienza promossa dalle ACLI regionali lombarde e che progressivamente ha coinvolto diverse altre regioni acliste. Rimandiamo al testo del Documento conclusivo, che richiamava con particolare insistenza alla trasparenza e al rigore nell’intera gestione associativa, citando in particolare il seguente passaggio: “Il prossimo congresso dovrà porre una forte attenzione nel vagliare le persone, e prima ancora nell’impostare la discussione e l’elaborazione dei contenuti improntandole alla massima sincerità e limpidità, sviluppando stima e rispetto reciproci, nella consapevolezza di condividere una missione importante. Tutto questo concerne ancora la capacità di distinguere l’aspetto economico e di impresa da un lato, l’aspetto politico-associativo dall’altra (come deliberato nell’ultima Conferenza Organizzativa e Programmatica): ne va della distinzione dei ruoli, pur nella necessaria convergenza di tutte le risorse del sistema al bene dell’associazione. Ne consegue la necessità di costruire regole, limiti e incompatibilità più precise, affinché si promuova la crescita di una classe dirigente al servizio dell’associazione e non – almeno in taluni casi – il contrario. Ne consegue la necessità di una grande coerenza e trasparenza nella gestione delle risorse, tanto delle persone quanto delle cose (ad es. la pubblicità dei bilanci). Anche la trasparenza è sintomo di fraternità”.
Il tempo di fatica che stiamo attraversando, in cui paure e vulnerabilità toccano persone e famiglie, ci chiama a riscoprire la nostra più autentica missione nella promozione sociale: mobilitare persone ed energie, gruppi e organizzazioni attorno a progetti di auto e mutuo aiuto, perché siamo convinti che “uscirne insieme si può, e questa è la vera politica” (don Milani). Per questo bisognerà tornare a investire sulle strutture di base e sui Circoli, intesi come spazi umani di partecipazione, ambiti di relazione e di conferimento di senso, in cui l’esperienza volontaria si accresce nella logica del dono, della solidarietà e della cittadinanza attiva; luoghi in cui è possibile apprendere e sperimentare stili di vita improntati alla sobrietà e coerenti con il paradigma di uno sviluppo sostenibile.
Un ruolo centrale è dato dalla formazione, che deve mirare a costruire una cittadinanza attiva esercitata da persone informate, consapevoli e responsabili, che si facciano carico delle comunità in cui sono inseriti, senza limitarsi ai propri obiettivi associativi. La formazione deve intrecciarsi con la partecipazione, facendo diventare le strutture di basi veri spazi di condivisione dei valori associativi. In conseguenza di ciò, ci impegniamo a promuovere a livello regionale una scuola permanente di formazione per dirigenti aclisti.
Dovremo intensificare la formazione di base alla politica, in sinergia con le altre realtà e organizzazioni impegnate su questi temi, a partire dagli Uffici diocesani per la pastorale sociale. L’obiettivo è promuovere una cultura politica sui territori e con una sensibilità particolare nei confronti dei giovani, perché è da loro che si iniziano a porre le basi per il cambiamento della società. Sarà quindi nostro impegno ridare voce alla rete degli amministratori aclisti, importante fattore di supporto a quanti, a partire dal radicamento nell’esperienza delle ACLI, hanno assunto o stanno per assumere responsabilità nell’esercizio della cosa pubblica.
La crisi economica, che si sta abbattendo in tutti i settori economici anche nella nostra Regione, ci impone di reagire con tutte le energie di cui siamo capaci. In tale contesto non possiamo esimerci dal rilevare che il lavoro rappresenta oggi un diritto negato ad ampie fasce di popolazione. Siamo chiamati a riflettere sulle condizioni per uno sviluppo economico sostenibile e al contempo operare nella tutela del lavoro precario, di quanti faticano a entrare nel mondo del lavoro o ne vengono esclusi prematuramente. Dobbiamo ricercare strumenti di welfare adeguati a supportare l’esperienza di vita delle persone e delle famiglie più vulnerabili, con particolare attenzione ai giovani e alle donne e implementando il dialogo con e tra i sindacati. A tale riguardo è necessario accelerare il processo di riorganizzazione e di innovazione di Patronato e CAF, al fine di renderli più efficaci rispetto ai mutamenti sociali in atto.
In tale contesto un’attenzione specifica merita il nostro apporto all’attuazione dei Fondi di solidarietà promossi dalle Diocesi, importanti azioni di sostegno ai lavoratori e alle famiglie più colpite dalla crisi economica e occupazionale. La nuova impostazione, che coinvolge anche i Centri EnAIP nella programmazione ed organizzazione delle attività di formazione e qualificazione professionale e di orientamento al lavoro, accentua le motivazioni della nostra partecipazione. Dovremo proseguire tale impegno formando, aggiornando e curando rapporti sistematici con gli operatori impegnati nell’ascolto e nella valutazione dei bisogni dei lavoratori rimasti senza impiego e delle loro famiglie.
Le attività cooperative sono storicamente uno degli assi portanti dell’iniziativa delle ACLI lombarde negli ambiti dell’acquisto dei beni di consumo, della disponibilità di un’abitazione a prezzi equi, dei servizi alla persona e dell’assistenza domiciliare, grazie a un positivo intreccio tra spirito imprenditivo, capacità ed esperienze professionali e radicamento organizzativo sui territori: è questo uno dei contributi alla crescita dell’economia civile. Nei prossimi anni dovremo tornare a valorizzare il patrimonio di competenze ed esperienze dei Consorzi cooperativi, sviluppando le relazioni e le collaborazioni con Confcooperative; dovremo riprendere l’iniziativa di indirizzare, coordinare e sostenere l’impegno dei Circoli per la promozione delle attività cooperative, anche attivando apposite strutture a livello regionale finalizzate a sostenere e coordinare le attività di tipo cooperativo.
Le ACLI lombarde sono attive da oltre cinquant’anni per la tutela e la promozione dei lavoratori frontalieri, ne hanno condiviso le problematiche e si sono impegnate per risolverle. A tale scopo si rimanda allo specifico Ordine del giorno che si assume come parte integrante della presente mozione.
L’Italia, per lungo tempo Paese di emigrazione, è diventato ormai anche un Paese di immigrazione. Il richiamo alla Carta di Algeri sul Diritto dei Popoli ci ammonisce a una visione nuova, più aperta e accogliente nei confronti di chi viene a vivere e lavorare nei nostri territori. Il prossimo appuntamento di EXPO 2015: “Nutrire il pianeta, energia per la vita” deve rappresentare una occasione importante per riaffermare i diritti dei popoli contro forme di neocolonialismo purtroppo in atto. Occorre che l’affermazione dei diritti si confermi attraverso la loro fruibilità, a partire dal diritto fondamentale di scegliere il luogo ove porre la propria dimora, e questo in continuità con l’impegno profuso dalle ACLI nella campagna “L’Italia sono anch’io”. I nostri Circoli devono essere più disponibili all’incontro, anche attraverso la proposta di percorsi orientati all’interculturalità, all’interreligiosità e al dialogo tra i popoli. Sempre in tale linea prosegue l’impegno delle ACLI lombarde a promuovere la cittadinanza europea, cui contribuisce il recente strumento di mobilitazione diretta dal basso attraverso la raccolta di firme finalizzata alla costruzione di interventi legislativi.
Occorre porre il livello regionale nella condizione di assolvere in maniera adeguata al proprio compito, la cui intensità si è progressivamente accresciuta nel corso degli anni. La responsabilizzazione delle strutture territoriali è indispensabile affinché l’azione possa risultare efficace; un maggior decentramento nell’ottica di una effettiva sussidiarietà rappresenta la premessa per la crescita associativa e dei Servizi e delle Imprese a finalità sociale. Nei prossimi anni il confronto con la sede nazionale dovrà procedere a definire i rispettivi ambiti di competenza, anche alla luce della revisione del Titolo V della Costituzione, in modo da rendere la struttura associativa più adeguata all’evolvere dei tempi e porre le basi per una piena valorizzazione del livello regionale stesso nel suo compito di servizio e accompagnamento verso le realtà provinciali.
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In merito alla modalità di elezione del presidente nazionale, le ACLI lombarde ritengono giunto il tempo di riflettere su come si possa garantire la centralità del Congresso nazionale e la dignità degli organi da questo eletti, rafforzando nei comportamenti e nei processi democratici una cultura politica, sociale e organizzativa non personalistica e non presidenzialista, ma di corresponsabilità del gruppo dirigente. Per queste ragioni chiedono di ridurre il divario tra modelli elettivi differenti tra quello dei territori e quello nazionale, procedendo alla definizione di una coerente procedura nell’elezione dei presidenti, in modo da superare la discrasia tra straordinarietà e ordinarietà, considerando anche la mozione pervenuta in merito dal Congresso provinciale delle ACLI di Varese.
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